NewsTT Partners ImmobiliareStudenti fuori sede, cresce l'offerta di stanze in affitto: prezzi in salita nelle città secondarieCresce la disponibilità sul mercato (+34% di alloggi in un anno), segno che i piccoli proprietari preferiscono questa forma di locazione a quelle tradizionali. Stabili i prezzi delle singole a Roma e Milano (che resta comunque la più cara)di Laura Cavestri Crescono (di un po’ e non ovunque) i prezzi degli affitti delle stanze per studenti. Ma soprattutto cresce l’offerta dl mercato (+34% per le singole), segno che i piccoli proprietari – quando non vogliono o non possono entrare nel business delle locazioni brevi – virano più di prima verso un mercato, quello delle stanze, appunto, percepito come più redditizio, sicuro e reattivo rispetto a quello tradizionale. A scattare la prima fotografia del mercato immobiliare per gli studenti universitari del nuovo anno accademico è l’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, società del gruppo di Immobiliare.it, che evidenzia un aumento dell’offerta molto importante soprattutto nei centri satellite, come Brescia (+75%), Latina (+68%), Bergamo (+49%), che ora si propongono come alternativa ai poli di maggiore dimensione, grazie anche alla presenza di collegamenti rapidi con la grande città e un’offerta didattica spesso similare. Il quadro complessivoMilano – con i suoi molti poli universitari e le scuole di specializzazione che attraggono sempre più studenti, italiani e stranieri – per la prima volta negli ultimi anni, frena sui rincari. vale la legge della domanda e dell’offerta. Rimanendo comunque la più cara, con un costo medio delle singole di 626 euro al mese, segna “appena” il +1% rispetto all’anno scorso riconducibile all’aumento dell’offerta (+36%), pur conservando ancora un incremento nella domanda (+15% per cento). Mentre Roma vede una crescita importante nella domanda (ben +55% verso l’anno passato) collegata anche alla difficile mobilità verso la città. Questo porta a una minor crescita dell’offerta, subito assorbita dal mercato e a un costo medio, per una singola, che si ferma a 463 euro al mese. Dove l’offerta anticipa la domandaInteressante, infine, considerare le città che registrano crescite nel numero di alloggi disponibili superiore al 50% rispetto a un anno fa. Sono Brescia, Latina, Trieste, Modena, Messina e Catania. I piccoli proprietari stanno valutando con interesse queste formule di locazione e qui l’offerta sta anticipando la domanda, con una ragionevole attesa a settembre di prezzi calmierati dalla competizione di mercato. «Nel momento in cui i proprietari decidono di entrare nel mercato delle stanze o dell’affitto turistico di breve termine – spiega Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it – ne risulta una diminuzione degli immobili proposti in quello dell’affitto tradizionale di lungo periodo (i contratti 4+4 o 3+2 del canone concordato). In Italia lo sviluppo immobiliare è fermo da anni e questo aumenta la probabilità di trovarsi ad affrontare, nel medio periodo, un nuovo caro affitti legato alla scarsità di offerta destinata ai giovani lavoratori o nuove coppie che cercano la loro casa in queste città». I costi delle doppieIn forte calo d’interesse rispetto alla singola (soprattutto dopo il covid), è diversa la situazione dei prezzi del posto letto in doppia: se il capoluogo lombardo conserva la prima posizione a 348 euro, al secondo posto si trova invece Roma con 272 euro. Terza posizione per Napoli, fuori dalle prime 10 per quanto riguarda le singole, a 258 euro. Seguono Firenze (255 euro) e Bologna (249 euro). Sesta Padova a 231 euro, seguita da Modena dove un posto letto costa 226 euro di media. Tra i 220 e i 210 euro, infine, le città di Torino, Verona e Pavia, che supera di poco la città di Venezia, fuori quindi dalla top 10. Dove sono saliti di più i prezziAlcune città registrano oscillazioni importanti dei prezzi delle stanze anche in questo 2023. È il caso di Bari che rispetto al 2022 guadagna ben il 29%. Prezzi in aumento, del 18%, anche a Brescia e Palermo. Parma e Pescara vedono un incremento del canone della singola del 16% in un anno. Sono invece principalmente le sedi universitarie più note a mostrare un rallentamento della corsa dei prezzi, quando non una diminuzione: è il caso di Padova, dove i prezzi in un anno sono scesi del 12%, ma anche Firenze e Trento, al -4% e -2% rispettivamente. La città di Siena si attesta al -1%, mentre Roma non mostra variazioni rispetto allo scorso anno. La stessa Milano, la più veloce di sempre nella corsa ai rincari, nel 2023 ha visto crescere i prezzi “solo” dell’1%; Bologna dell’8 per cento. «L'attenzione degli ultimi mesi verso la tematica del caro affitto – ha concluso Giordano – ha risvegliato l’interesse dei piccoli proprietari verso un mercato, quello delle stanze, appunto, percepito come più redditizio, sicuro e reattivo rispetto a quello tradizionale. Nel lungo periodo vedremo anche i risultati degli investimenti previsti dal Pnrr oppure nuove iniziative private di sviluppo per gli studentati, ma nel breve è la piccola proprietà ad aver compreso l’opportunità di proporre i suoi immobili in un’ottica di condivisione, raccogliendone i vantaggi. Questa crescita degli alloggi disponibili porterà a un miglior equilibrio tra domanda e offerta che, finalmente, darà un freno alla risalita dei canoni di locazione».
Riproduzione riservata ©
Il «build to rent» moltiplica risparmi e valore. Ma all’Italia mancano norme e incentiviUno studio promosso da Lendlease e realizzato da Bocconi quantifica tra 1,5 e 2,5 miliardi il valore (tra nuova occupazione, sviluppo digitale ed efficienza non solo energetica) su 30 anni dei nuovi edifici che nei quartieri milanesi di MIND e Santa Giulia sono destinati all’affitto di qualità gestito da operatori professionali specializzati. Un’asset class poco diffusa nel Paese, che sconta normative vecchie e rigide più a vantaggio della piccola proprietà immobiliaredi Laura Cavestri Un “beneficio” – in termini di efficienza energetica e creazione di nuovo valore economico – che può arrivare a 2,5 miliardi di euro in 30 anni. E un incremento di gettito per lo Stato, derivante da nuove entrate fiscali associate ai maggiori livelli di produzione e occupazione, pari a circa 260 euro l’anno per residente. È l’impatto positivo del “build to rent” (letteralmente, il “costruire per affittare”, ovvero la realizzazione di immobili destinati all’affitto gestito professionalmente) calcolato su uno dei pochi esperimenti italiani di questa asset class residenziale, ovvero Milano Santa Giulia. L’analisiL’analisi e la quantificazione della generazione di valore sociale economico e ambientale dirette, indirette e indotte, oggetto della ricerca di Lendlease e SDA Bocconi, ipotizzano un periodo di esercizio con la medesima destinazione d’uso di 30 anni per un minimo di 50 appartamenti utilizzando come casi studio i due progetti di rigenerazione urbana guidati da Lendlease. Il progetto di ricerca ha analizzato i due case study – Milano Santa Giulia e MIND – contemplando le fasi di sviluppo, messa a reddito e alienazione in due scenari: quello attuale in cui le normative amministrative, fiscali e urbanistiche sono parzialmente adeguate al modello del build to rent e, uno scenario con un assetto normativo ispirato alle migliori pratiche internazionali. Prendendo il caso di Santa Giulia (6200 abitanti circa), l'insieme delle ricadute positive (dal risparmio energetico all’efficientamento complessivo, dalla digitalizzazione alle nuove attività, ai servizi e all'occupazione di qualità generata da edifici costruiti e gestiti in logica build to rent) si colloca, su 30 anni, in benefici quantificabili tra 670 milioni (scenario attuale e normative poco concilianti) e i 2,5 miliardi di euro (se il sistema normativo fosse incentivante). Migliorare norme ed ecosistemaUn’asset class immobiliare diffusa nei Paesi anglosassoni, in Germania e Nord Europa ma che da sempre fatica ad affermarsi in Italia, patria della micro-proprietà immobiliare frammentata, e che, anche per questo, non trova una propria specifica collocazione normativa in Italia. Eppure, se ben contestualizzata, potrebbe aprire importanti prospettive di sviluppo, non solo per rispondere a una domanda di affitto alta o di lusso. L’obiettivo è renderlo sostenibile per una clientela standard. «Il progetto di ricerca – spiegano i direttori scientifici Andrea Beltratti, PhD Yale, ordinario di Finanza Università Bocconi e Alessia Bezzecchi associate professor of Practice Corporate Finance & Real Estate SDA Bocconi – ha l’obiettivo di analizzare e calcolare gli impatti derivanti dall’introduzione di nuovo modello residenziale nel real estate. Dalla nostra indagine, il build to rent quale opzione in risposta a nuovi bisogni abitativi emerge come soluzione in grado di rispondere in modo inclusivo alla emergente domanda da parte di diverse tipologie di utenti, creando nel contempo esternalità positive in ambito territoriale, sostenibili dal punto di vista economico e sociale, tramite i fattori abilitanti della tecnologia e dell'innovazione. Il modello offre importanti benefici economici, sociali e ambientali per gli utilizzatori diretti ma anche per le comunità locali grazie alle esternalità positive generate». «A differenza altri mercati internazionali – ha spiegato Andrea Ruckstuhl, ceo di Lendlease Europe – il build to rent in Italia non trova ancora una propria collocazione nel quadro amministrativo e fiscale, eppure rappresenta una potenziale opzione di sviluppo delle politiche abitative, accanto all’affordable housing, all’housing sociale, agli studentati, con implicazioni economiche e sociali e ambientali rilevanti». Riproduzione riservata ©
Decrescita generalizzata ma il mercato italiano rimane stabileI volumi d’investimento globali segnano un -37%, ma l’outlook per l’Italia è positivo grazie alla liquidità disponibile e al numero delle transazionidi Margherita Ceci Stabilità sul mercato italiano dell’immobiliare. Almeno stando a quelli che sono i trend presentati da Pwc per le M&A Real Estate della prima metà del 2023. Nonostante un valore complessivo degli investimenti di circa 2,2 miliardi di dollari, con una tendenza di decrescita che segue quella mondiale, la liquidità disponibile e il numero delle transazioni indicano un mercato stabile, che fa sperare in un outlook positivo per il resto dell’anno. A confermare la sua presenza tra le asset class più interessanti e ricercate dagli investitori è la logistica, con un valore degli investimenti che supera i 540 milioni di dollari e con canoni di locazione tendenzialmente in aumento rispetto al primo semestre 2022. Anche gli uffici si posizionano bene, con bassi tassi di sfitto nel corso della prima metà del 2023 e un aumento dei canoni per i trophy asset. Buone le previsioni per l’hospitality, che a fine anno potrebbe registrare numeri in deciso aumento visto il posizionamento dell’Italia nella Top 5 della classifica mondiale dei flussi turistici internazionali, con 400 milioni di turisti totali registrati nel 2022. Per quanto riguarda il retail, le vie del lusso delle principali città italiane registrano un tasso di sfitto prossimo allo zero e affitti stabili, confermando una spinta già presente al settore. L’interesse degli investitori rimane comunque trasversale su tutte le asset class, con particolare attenzione verso le operazioni value add che prevedono in molti casi un riposizionamento dell’asset. «L’outlook sul mercato italiano – commenta Antonio Martino, partner PwC Italia e Real Estate advisory leader –, rimane complessivamente positivo, specialmente nel segmento dell’hospitality e del living. Ci si attende una crescita del mercato romano che, in prospettiva anche dei grandi eventi pianificati, potrebbe finalmente contribuire al traino degli investimenti in maniera significativa». L'industria immobiliare, capital intensive e fortemente dipendente dall’afflusso di capitali cross border, potrebbe subire un rallentamento più duraturo del previsto a causa di inflazione, aumento dei costi delle materie prime e ribilanciamento delle catene globali del valore. Le probabilità che il Paese possa andare in recessione sono scongiurate per il 2023, ma resta da considerare la futura dinamica dei tassi, con la Bce che dovrebbe procedere a un ulteriore aumento dopo l’estate; nel 2024 gli effetti sul medio termine di una politica monetaria restrittiva e un rallentamento di paesi fortemente interdipendenti come Germania e Francia potrebbero portare il nostro Paese in recessione. In un contesto di transazioni contenuto, gli investitori aspettano di vedere come si assesteranno i tassi e l’incertezza. Senza sapere quale sarà il costo effettivo del denaro, è impossibile fare nel settore immobiliare operazioni di M&A, che dipendono per circa la metà del finanziamento dall’indebitamento. L’attività potrebbe riprendere nella seconda metà del 2023, ma soltanto in alcuni settori in cui la domanda si è dimostrata più resiliente. Inoltre, negli ultimi anni il settore residenziale e logistico, così come i data center, sono stati oggetto di mega-acquisti sia a livello europeo che italiano; cosa che comporta un mercato con meno target appetibili per gli investitori. Inoltre, anche se i tassi dovessero scendere e l’attività di M&A riprendere a salire, le valutazioni potrebbero scendere fino a quando i tassi resteranno alti, vista il minor numero di società attive sul mercato. Infine, alcuni proprietari potrebbero, a causa delle tensioni finanziarie connesse alle imminenti scadenze del debito, essere costretti a vendere accettando valori inferiori rispetto a quelli di due anni fa. In generale, la fase d'incertezza attuale che colpisce diversi settori dell'economia, è contrastabile con una visione a lungo termine che si focalizzi su aspetti innovativi volti a cambiare l'attuale offerta nel settore immobiliare, sia in termini di sostenibilità (green, sociale, digitale, etc) sia in termini di nuovi modelli di building (es: forme ibride office/retail). Il mercato mondialeAllargando lo sguardo a una dimensione globale, continua il calo tendenziale registrato nel 2022, quando i valori d’investimento e il numero delle compravendite erano scesi rispettivamente del 15% e del 13% rispetto all’anno precedente. Sempre rispetto al 2021, l’attività di M&A Real Estate globale aveva registrato un calo del 37%, con un valore di 351 miliardi di dollari (nel 2021 erano 560 miliardi). Il rallentamento si era concentrato nella seconda metà dell’anno, in concomitanza dell'inasprimento delle politiche monetarie delle banche centrali che hanno dato impulso all’aumento dei tassi d'interesse. A performare di più per volumi d'investimento sono stati il settore residenziale e quello degli uffici, nonostante il secondo semestre del 2022 abbia registrato drastici cali degli investimenti in maniera trasversale su tutte le asset class. Ora, l’outlook dei prossimi mesi vede tra i mercati più vivaci Middle-East e Asia-Pacific, mentre continua a crescere la domanda di immobili di pregio. Anche a livello globale, residenziale ed hospitalitysono spinti dai flussi turistici e dai nuovi bisogni dei single; retail e uffici soffrono invece l’aumento globale della vacancy rate. «Anche nel Real Estate il 2023 si conferma a livello globale un anno complesso e di rallentamento delle operazioni di M&A – conclude Martino –. Le aspettative per il secondo semestre sono positive, ma l’attività sarà impattata dalle difficoltà derivanti dalla crescita dei costi di finanziamento e la relativa contrazione delle leve finanziarie, oltre che dalla maggiore competitività sulle operazioni più selettive e sulle asset class più resilienti». Riproduzione riservata ©
A settembre via ai lavori per i 428 appartamenti di Inspire UpTownOperazione da 238 milioni di euro, per alloggi con tagli differenti, da 60 a 300 mq, con logge a partire da 8 mq e terrazzi fino a 150 mq. Nella fase di lancio (fino al 14 maggio) il costo al mq ci si attesta sui 5.300 euro/mq come prezzo medio, poi il prezzo di listino è di 5.500 euro/mq, medio. Da settembre via al cantieredi Paola Pierotti Inspire UpTown: cresce l’attesa – al Sole 24Ore le anticipazioni sui dettagli – per il lancio del nuovo progetto residenziale del primo smart district di Milano in costruzione a Cascina Merlata. Saranno 428 gli appartamenti inseriti in un ecosistema di servizi condominiali teso a conciliare i ritmi della vita quotidiana con la dimensione più privata dell’abitare. Cinque edifici, due torri da 20 e 24 piani, due linee da 13, una linea da 11, saranno disposti intorno ad un giardino pensile, cuore dei servizi offerti ai residenti. Il dialogo con la natura, declinato nell’apertura dell’isolato verso il parco, nel trattamento delle facciate e nel disegno del paesaggio, sono la cifra del progetto promosso da Euromilano e firmato da Mab arquitectura per il concept architettonico e Dva – Dvision architecture per la progettazione definitiva ed esecutiva. Operazione da 238 milioni di euro, per alloggi con tagli differenti, da 60 a 300 mq, con logge a partire da 8 mq e terrazzi fino a 150 mq. Costo al mq? Nella fase di lancio (fino al 14 maggio) ci si attesta sui 5.300 euro/mq come prezzo medio, poi il prezzo di listino è di 5.500 euro/mq, medio. Da settembre via al cantiere. Al piede di ciascun edificio, e all’interno del giardino pensile centrale, sono presenti le amenities e gli spazi relax all’aperto (per oltre il 25% della superficie complessiva): un wellness pavilion, una struttura leggera e vetrata, immersa nel verde (con piscina, spogliatoi e aree spa, spazi relax e solarium) ma anche una club house (con area giochi da tavolo, wine library e area relax) a cui si aggiunge una dining area (con spazio-grill attrezzato all’aperto, e postazioni con pergolato) per la fruizione esclusiva da parte degli abitanti. Un nuovo tassello nel percorso di crescita di UpTown, con la considerazione da parte di Attilio Di Cunto, ad di EuroMilano che «Inspire si conferma un valido asset di investimento: chi ha investito in UpTown in questi anni ha visto un incremento del valore del proprio appartamento del 35-40 per cento. Siamo ad oltre il 60% dell’operazione a livello di masterplan, per la residenza libera siamo ad un terzo del progetto, mancano altri 1.700 alloggi, si parte con questi 428 con consegna entro la fine del 2026, l’ultimo lotto (R1) sarà terminato nel 2030. Nell’ultimo trimestre del 2023 sarà consegnato il centro commerciale e la scuola (per 900 bambini) sarà pronta per l’anno scolastico 2025/2026». Inspire UpTown potrà contare sulle numerose partnership attivate come Italianway che si occuperà per conto del proprietario di tutte le fasi della gestione dell’immobile a Milano alla gestione degli incassi, fino alla gestione degli ospiti dalla prenotazione al check-out e delle manutenzioni e delle pulizie (per chi sceglie questa soluzione come investimento). Altro partner è Rinnow! che propone una soluzione d’arredo completa dalla progettazione al montaggio. Arricchisce l’offerta anche il cosiddetto “Smart Life Book”: un manuale di utilizzo della casa, progettato in collaborazione con il Politecnico di Torino e realizzato sulla base della conformazione e delle caratteristiche degli appartamenti di UpTown, che illustra agli utenti informazioni per fruire al meglio degli spazi, incoraggiando comportamenti sostenibili. Riproduzione riservata ©
Case, le agenzie vendono gli immobili nella metà del tempo di un privatoSecondo un’analisi di Reopla, a fronte di una media nazionale di 6,4 mesi per completare una compravendita, le tempistiche si abbassano a 5,8 mesi quando a occuparsene è un intermediario, contro i 12,2 mesi necessari tra privati. Anche il margine di trattativa si riduce con il primo e sale con i secondidi Laura Cavestri In Italia le agenzie immobiliari concludono la vendita di un immobile nella metà del tempo che impiega un privato. A fronte di una media nazionale ponderata di 6,4 mesi per completare una compravendita, le tempistiche si abbassano a 5,8 mesi quando a occuparsene è un’agenzia, contro i 12,2 mesi necessari tra privati. Allo stesso modo, il margine di trattativa (inteso come la differenza tra il prezzo richiesto sull’annuncio e quello della transazione), mediamente dell’8,6%, si riduce all’8,4% nelle compravendite gestite da agenzie, mentre sale al 10,2% nelle trattative tra privati. Sono alcuni dei risultati che emergono dal report “Il ruolo di agenzie e privati nelle compravendite immobiliari - come cambiano tempi e margini di trattativa”, realizzato dallo strumento AgentPricing.com di Reopla, la società parte del gruppo Sprengnetter specializzata nella Big data Analysis e nella realizzazione di software innovativi e Avm (automated valuation mode) per il settore immobiliare.
La fotografia delle cittàAd oggi, il mercato immobiliare residenziale conta quasi un milione di immobili in vendita. L’85,9% di queste operazioni è gestito da agenzie immobiliari, il 14,1% da privati. Se si analizzano le 15 principali città italiane per popolazione emerge che gli immobili affidati a privati vengono proposti a un prezzo che mediamente è il 13% più alto rispetto al reale valore di mercato: i sovrapprezzi più elevati si registrano a Venezia (+24,6%), Verona (+19,7%), Roma (+19,2%) e Genova (+17,1 per cento). Al contrario, la differenza minore si registra a Milano (+5,2%), Trieste (+6,5%) e Padova (+7,7 per cento). «Dal report emerge che in Italia solo una piccola parte delle compravendite immobiliari è gestita da privati e che la grande maggioranza di immobili è affidata alle agenzie immobiliari – ha spiegato Patrick Albertengo, co-founder e managing director di Reopla –. Le trattative condotte dalle agenzie si concludono generalmente più velocemente e con un prezzo più vicino a quello di partenza, perché, a differenza dei privati che tendono a sovrapprezzare gli immobili, gli agenti immobiliari dispongono di maggiore esperienza nel settore e di strumenti tecnologici che consentono di effettuare valutazioni più oggettive e in linea con il reale valore di mercato dell'immobile».
Gli immobili affidati alle agenzie sono soprattutto quelli sopra i 145 mq. In tutta Italia sono circa 311.100 gli immobili che superano una metratura di 145 mq: l’88% degli immobili di questa tipologia sono affidati ad agenzie. La percentuale di immobili più alta (17%) affidata a privati si registra invece laddove la metratura è inferiore ai 50 metri quadri: questa categoria, però, è anche quella con meno unità in vendita a livello nazionale, 62.007 immobili. È Roma la città italiana con il maggior numero di compravendite, 30.570, di cui 24.120 gestite da agenzie. Seguono Milano con 17.458 vendite (di cui 15.154 affidate ad agenzie) e Torino, 13.280 vendite (11.819 in agenzia). A registrare il minor numero di compravendite sono, invece, Trieste (1.405), Verona (2.093) e Messina (3.143). Dove ci si affida di più alle agenzie e dove ai privatiInfine, dall’analisi di Reopla si osserva come nel Nord Italia prevalgano le transazioni gestite da agenzie immobiliari, mentre al Sud e nelle Isole sale la percentuale di vendite tra privati. Guardando alle città d’Italia con la più alta percentuale di vendite gestite da agenzie immobiliari, dopo Bologna (89,4%) in classifica ci sono Torino (89%), Trieste e Padova (entrambe 88,1 per cento). Se si considerano, invece, le città con la più alta percentuale di vendite tra privati il podio vede in testa Messina (25,2%), Catania (24,3%) e Napoli (22,5 per cento). Subito dopo compare Roma (21,1%) che è anche la città d’Italia con il numero più alto di transazioni gestito da privati, 6.450.
Riproduzione riservata ©
ABUSIVI ? NO grazie ! Come segnalare un agente immobiliare abusivoLa Camera di Commercio ha il compito di vigilare in generale sulla regolazione del mercato e in particolare sullo svolgimento dell’attività di mediazione da parte dei soggetti autorizzati. Per segnalare il comportamento scorretto di un agente immobiliare se regolarmente iscritto al registro imprese con codice ateco 68.31 (mediazione immobiliare), si può inviare una Segnalazione in carta semplice indicando sinteticamente i fatti accaduti e consegnarla con una delle seguenti modalità:
La segnalazione va documentata nel modo più dettagliato possibile e firmata. Le segnalazioni anonime non possono esser prese in considerazione. Alla segnalazione vanno allegati i seguenti documenti Dati dell'impresa e documento d'identità del segnalatore (obbligatori) Dati identificativi dei soggetti che hanno condotto la mediazione, ev. testimoni, copia della modulistica (proposta di acquisto/ locazione, del conferimento dell'incarico di mediazione) biglietti da visita, ev. pubblicità in opuscoli o quotidiani, mail, atti notarili e ogni ulteriore documento idoneo a descrivere i fatti. L'ufficio camerale, a seguito di verifica d'ufficio o su segnalazione di privato, deve denunciare all'Autorità giudiziaria coloro che esercitano abusivamente, in qualsiasi forma (es. sotto veste di procacciatore, consulente, con dichiarazioni false, ecc..) , anche in maniera occasionale, la professione di mediatore. Chiunque esercita l'attività di mediazione senza il possesso dei requisiti previsti è punito con la sanzione amministrativa da € 7.500 a € 15.000 ed è tenuto alla restituzione alle parti contraenti delle provvigioni percepite. A coloro che siano incorsi per 2 volte nella sanzione amministrativa di esercizio abusivo dell'attività, si applicano le pene previste dall'art. 348 del codice penale: "Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale e' richiesta una speciale abilitazione dello Stato e' punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da € 10.000 a € 50.000. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e, nel caso in cui il soggetto che ha commesso il reato eserciti regolarmente una professione o attivita', la trasmissione della sentenza medesima al competente Ordine, albo o registro ai fini dell'applicazione dell'interdizione da uno a tre anni dalla professione o attivita' regolarmente esercitata. Si applica la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa da € 15.000 a € 75.000 nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di cui al primo comma ovvero ha diretto l'attività delle persone che sono concorse nel reato medesimo» Se il mediatore abusivo è iscritto al Registro Imprese, i provvedimenti penali sono iscritti per estratto nel REA. Il Dirigente responsabile del Registro Imprese infligge, sulla base di apposite "Linee Guida", le seguenti sanzioni disciplinari al mediatore iscritto al Registro Imprese che violi i doveri e gli obblighi imposti dalla legge nell'esercizio dell'attività:
B) inibizione dell'attività fino a nuova SCIA (ex cancellazione dal Ruolo)
C) inibizione perpetua dell'attività (ex radiazione dal Ruolo):
Pene più severe per i mediatori immobiliari abusiviInasprimento delle sanzioni per chi svolge abusivamente la mediazione immobiliare. Sarà questo l'effetto delle modifiche normative - la cui entrata in vigore è fissata per il prossimo 15 febbraio - che, con un deciso giro di vite, puntano ad arginare l'abusivismo tra gli operatori del real estate, funzionando da deterrente per chi esercita la professione di agente immobiliare senza essere in possesso dell'abilitazione. Il tema è particolarmente rilevante per il settore immobiliare, vista l'ampia diffusione del fenomeno dell'abusivismo. Secondo le stime rese note dal centro studi Fiaip, infatti, il totale delle provvigioni percepite indebitamente dagli agenti “irregolari”, ogni anno, sarebbe pari a 750 milioni di euro. Nello specifico, la legge 3/2018 (articolo 12) modifica il Codice Penale e rende più pesanti le sanzioni per l'attività professionale svolta abusivamente previste dall'articolo 348: chiunque eserciti una professione senza esserne abilitato - recita la nuova versione del testo - è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 10mila a 50mila euro. Un inasprimento che interviene soprattutto sul versante “economico”, quello più efficace (vista la sospensione condizionale della pena per la reclusione) per inibire i comportamenti illeciti: basti pensare che, secondo le norme tuttora in vigore, la multa per gli abusivi varia da 103 a 516 euro (mentre la pena della reclusione arriva a un massimo di sei mesi). Prevista inoltre la confisca delle “cose” - nel caso specifico, tra l'altro, degli immobili dove si svolge l'attività abusiva - “che servirono o furono destinate a commettere il reato”. La stretta per gli abusivi si realizza anche attraverso le modifiche introdotte (sempre dalla legge 3/2018) alla stessa disciplina della professione di agente immobiliare. Si tratta della legge 39/1989, il cui articolo 8 riguarda il regime sanzionatorio per chi svolge l'attività di mediazione senza essere iscritto nel ruolo e prevede per gli abusivi (al comma 1) una sanzione amministrativa tra 7.500 e 15.000 euro e la restituzione delle provvigioni percepite; mentre rimanda alle sanzioni del Codice Penale (il suddetto articolo 348) solo alla terza infrazione per svolgimento abusivo della professione. Dal prossimo 15 febbraio, invece, i recidivi “cadranno” nel penale (con sanzioni più severe) già alla seconda infrazione. L'inasprimento contro l'abusivismo è stato accolto con soddisfazione dal mondo associativo degli agenti immobiliari. “Si tratta di un risultato importante, inseguito dalla nostra associazione da lungo tempo e arrivato dopo sette anni di battaglie parlamentari - afferma Gian Battista Baccarini, presidente nazionale Fiaip -: la piaga dell'abusivismo professionale, infatti, è la causa principale delle truffe che avvengono nel campo immobiliare”. Il segnale più forte che passa con la nuova normativa, sottolinea Baccarini, “è che svolgere l'attività professionale senza essere regolarmente iscritti al Rea comporterà conseguenze sempre più gravi: gli abusivi avranno una sola possibilità e, dopo essere incorsi nella prima sanzione amministrativa, rischieranno subito - se persistono nella condotta illecita - di subire gli aggravi penali previsti dalla modifica del Codice”.
|
T&T Partners Immobiliare è specializzata per tutte le soluzioni immobiliari, dalla vendita e affitto di bilocali e trilocali, ad appartamenti in centro storico a Firenze, immobili di prestigio e ville di lusso. Maggiori InformazioniNews
|